L’Intelligenza artificiale è sempre più centrale nel dibattito sul mercato del lavoro e delle professioni. Se da un lato sorgono dubbi e perplessità in merito all’utilizzo di questa nuova tecnologia legati alla sostituzione/automazione delle attività svolte dai lavoratori, dall’altro, invece, l’integrazione possibile è vista come una nuova opportunità che consentirebbe la nascita di nuove mansioni e figure specializzate.
Diversi studi analizzano i cambiamenti che l’IA sta già apportando al mercato del lavoro. Il paper “Lavoro e Intelligenza Artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione”, pubblicato nella collana INAPP Working Paper, esamina l’esposizione delle professioni italiane all’intelligenza artificiale utilizzando un indice denominato AIOE (Ability level AI exposure). Questo indice misura quanto una professione sia esposta all’automazione in riferimento agli sviluppi e alle potenzialità dell’IA. Secondo gli autori dello studio, che tiene conto dei dati Istat sul Lavoro, le professioni che rischiano meno l’automazione da parte dell’IA sono quelle legate ad attività manuali, fisiche e artistiche, in questo campo rientrano: lavori nell’edilizia, professioni artistiche (atleti e ballerini) e professioni tradizionali (conduttori di veicoli a trazione animale). Le professioni più esposte al rischio sostituzione sono legate, invece, a compiti amministrativi e di gestione dati (addetti al protocollo, addetti alle buste paga), più vulnerabili in quanto facilmente automatizzabili dall’IA. Una via di mezzo, percorribile nel medio periodo, è rappresentata dall’integrazione di strumenti di IA che supportino professioni con alta responsabilità ed elevata capacità decisionale (direttori generali, magistrati, tecnici dei servizi pubblici).
Di recente, un’altra analisi, realizzata da Fastweb in collaborazione EY Italia – “Intelligenza artificiale e trasformazione delle organizzazioni del lavoro. Sfide e opportunità in otto settori” – si è concentrata sull’impatto dell’IA sul mondo del lavoro prendendo in esame diversi settori quali: Banking e Assicurazioni, ICT, Comunicazione e media, Pubblica Amministrazione, Sanità, Istruzione e Formazione, Manufacturing e Retail. Lo studio stima che per effetto dell’adozione sempre più diffusa dell’intelligenza artificiale la domanda di lavoro in Italia continuerà a crescere sino al 2030, in particolare si prevede un incremento della domanda del +5,8% nel settore Banking e Assicurazioni, dove l’integrazione con strumenti AI based è già in corso. Un dato molto interessante è quello che fa riferimento al crescente bisogno di formazione professionale, entro il 2030 di fatti si stima che il 75% dei profili professionali avranno bisogno di ricevere formazione per l’upskilling o il reskilling delle proprie competenze. Più ricercate nei settori presi in esame, saranno figure trasversali il data scientist, il responsabile privacy e compliance, l’esperto di sicurezza dati, lo specialista in cybersecurity e in cloud computing. Cresce la richiesta di figure specializzate nell’IA, come l’AI engineer e l’esperto di integrazione dell’AI. Il ruolo della formazione rimane dunque fondamentale per governare il progresso tecnologico e permettere soprattutto il reskilling di quelle figure che più di altre saranno investite dalle nuove tecnologie.
Come cambia il recruiting aziendale
L’IA è già utilizzata in alcune grandi aziende e PMI per la selezione del personale con lo scopo di snellire i processi di recruiting rendendoli più veloci ed efficienti. Grazie ad algoritmi di machine learning, oggi è possibile automatizzare molte fasi del processo senza tuttavia sostituire l’importante ruolo dell’HR Manager e il ruolo dell’intuizione umana. I principali strumenti applicati oggi al mondo del recruiting sono: sistemi di tracking avanzanti, che permettono di valutare competenze ed esperienze dei candidati con una precisione superiore che riduce i tempi di screening dei CV; chatbot per la gestione dei candidati che interagiscono con loro durante le prime fasi di selezione; strumenti di video-intervista con analisi comportamentale che sfruttano software capaci di analizzare il linguaggio verbale, il tono della voce e le espressioni facciali per restituire all’HR Manager un quadro dettagliato della personalità del candidato.
Non bisogna tuttavia pensare che questi strumenti sostituiranno del tutto i recruiter, con il rischio di standardizzare eccessivamente alcuni processi senza tutelare l’unicità di ogni persona (prima ancora che lavoratore). La componente umana rimarrà insostituibile per via delle capacità relazionali e di processi che seppure altamente programmabili richiedono empatia, comprensione e intuizione.
Il mondo del lavoro sta già cambiando, offrire un percorso professionale mirato a soddisfare le esigenze del mercato e quelle dei lavoratori, è l’obiettivo di Alètheia Srl, ente di formazione e APL riconosciuta dalla Regione Sicilia.
Fonti:
IA e lavoro: ecco le professioni che rischiano di più - Agenda Digitale
Ecco come l'Intelligenza artificiale rivoluzionerà il lavoro - Startmag
Come l'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il recruiting aziendale
Lavoro e Intelligenza artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione