News

Parlano i NEET: in Italia 7 su 10 ha svolto lavori in nero

L’indagine Lost in Transition fa luce sulle condizioni dei giovani italiani che non studiano, non lavorano e non sono impiegati in percorsi di formazione

Il Consiglio Nazionale dei Giovani ha presentato i risultati della ricerca “LOST IN TRANSITION: Motivazioni, significati ed esperienza dei giovani in condizione di NEET: un confronto tra aree metropolitane e aree interne”. La ricerca condotta con il supporto tecnico di IREF indaga il fenomeno dei NEET in relazione al contesto territoriale (urbano e rurale) e alle esperienze riportate dagli stessi giovani compresi tra i 18 e i 29 anni. Dalla ricerca sono emerse differenze sociali e culturali tra i giovani che abitano in diverse regioni del Paese oltre che un dato che rimette in discussione il concetto stesso di ‘NEET’: il 90% di questi dichiara infatti di aver lavorato in maniera informale nelle grandi metropoli, la percentuale scende al 53% nelle aree interne.

Chi sono i NEET?

Con il termine NEET (dall’inglese Neither in Employment nor in Education and Training) si fa riferimento ai giovani ragazzi e ragazze compresi tra i 15 e i 29 anni (talvolta anche fino ai 34 anni) che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione (stage o percorsi affini). In Italia i NEET sono circa 1,7 milioni (rapporto Istat) ma il dato aumenta se si considera la fascia d’età che va dai 15 ai 34 anni. Il rischio di essere NEET è ancora più elevato per le ragazze e i giovani che abitano nel Mezzogiorno. A determinare questa condizione di marginalizzazione e precarietà sono diversi fattori. Primo tra tutti il tasso di dispersione scolastica seguito dalla condizione delle giovani madri che dichiarano di non avere un lavoro e di dedicarsi unicamente alle cure familiari. Vi è poi una buona percentuale di giovani in attesa di opportunità lavorative, spesso in possesso di un titolo di studio elevato che non trova corrispondenza con le attuali richieste del mercato.

I risultati della ricerca Lost in Transition

La ricerca pubblicata dal Consiglio Nazionale dei Giovani ha evidenziato differenze significative tra giovani NEET delle aree metropolitane e rurali in termini di accesso all’istruzione, autonomia economica, attivazione politica e sociale, e interazioni sociali. Alcuni giovani vivono situazioni di paralisi dovuta alla precarietà del mercato del lavoro mentre una buona maggioranza dichiara di essere proattivo nella ricerca di un lavoro.

Le disparità educative pesano maggiormente sul fenomeno. Solo il 9,6% dei NEET nelle aree rurali possiede una laurea o un diploma accademico contro il 65,3% di coloro che abitano nelle aree urbane. Il dato sottolinea una disparità nell’accesso all’istruzione, inferiore nelle zone rurali, e registra la tendenza di molti giovani a emigrare verso i grandi centri urbani o le zone più produttive del Paese.

Il divario tra zone urbane e rurali si fa netto se si considera che il 50% dei NEET nelle aree metropolitane dichiara di essere economicamente indipendente e utilizza i guadagni per emanciparsi dalla famiglia mentre in zone rurali è difficile emanciparsi economicamente dal contesto familiare.

La ricerca del CNG fa luce sulla effettiva condizione dei giovani NEET, spesso descritti come giovani choosy (difficili da accontentare) o bamboccioni, in realtà alle prese con il lavoro sommerso e precario. Il 74,8% dei NEET dichiara infatti di aver svolto “lavoretti in nero” nell’ultimo mese, nelle aree metropolitane la percentuale raggiunge il 90% rispetto al 53,6% registrato nelle aree interne.

 I NEET hanno differenti motivazioni e aspettative riguardanti il futuro e un possibile impiego lavorativo. Per 1 su 3 la condizione di inoccupazione lavorativa e formativa è vissuta come una pausa sabbatica (29%) per altri invece è l’esito della mancanza di risorse finanziarie (13%) o di sostengo familiare (20,5%). Per quanto riguarda la formazione, una metà consistente di giovani aspetta di trovare un lavoro in linea con il proprio percorso di studi o intende al più presto imparare un mestiere, l’altra metà naviga tra la sfiducia nei confronti del mercato del lavoro e la volontà di prendersi una pausa.

Le differenze demografiche tra NEET incidono anche sulle interazioni sociali. Se nelle aree urbane i giovani incontrano coetanei ogni giorno nel 72% dei casi, nelle aree interne solo un giovane su due ne ha la possibilità. Ulteriore discrepanza si registra nell’attività sportiva quotidiana praticata quotidianamente (59,3% nelle aree urbane contro il 34% nelle aree interne), così come nel tempo trascorso giocando ai videogiochi (58,8 % contro il 35%).

Aletheia, come agenzia per il lavoro, si impegna attivamente nel supportare i giovani NEET nell'ingresso nel mondo del lavoro, offrendo loro le giuste condizioni lavorative. Attraverso programmi di formazione, orientamento professionale e inserimento lavorativo, Aletheia aiuta questi giovani a trovare opportunità che corrispondano alle loro competenze e aspirazioni, contribuendo così a ridurre la precarietà e a promuovere l'inclusione sociale.

In conclusione, lo studio “Lost in Transition” dimostra che affrontare il fenomeno dei NEET richiede interventi mirati e il supporto di APL come Aletheia, che giocano un ruolo cruciale nel facilitare i giovani a trovare un lavoro in linea con il proprio percorso di studi e soprattutto con le giuste condizioni.

 Contattaci per maggiori informazioni: https://www.aletheiasrl.it/index.php/contattaci