Ogni anno, nel contesto dell’Etna Valley servirebbero almeno dai 50 ai 150 nuovi ingegneri magistrali in elettronica. Il dato, emerso durante un incontro promosso dall’Università di Catania e ripreso dal Sole 24 Ore, descrive uno scenario di nuove opportunità per quanto riguarda l’occupazione nell’Isola. Lo stabilimento della STMicroelectronics a Catania ha portato con sé l’arrivo di nuove imprese americane, giapponesi, olandesi ma anche italiane che valgono in totale più di un migliaio di posti di lavoro ad altissima specializzazione.
Il dubbio in questo momento riguarda però la necessità di attrarre nuovi talenti e riuscire a matchare la domanda di lavoro specializzato proveniente dalle imprese che hanno scelto di insediarsi in Sicilia con l’offerta formativa degli atenei, in particolar modo quelli del sud Italia, di ingegneri in elettronica. Nell’Etna Valley si contano quasi una decina di nuove imprese che hanno deciso di investire in Sicilia anche a seguito del progetto europeo “Ipcei Microelettronica in Sicilia” finalizzato a potenziare tecnologie chiave e componenti innovative nei settori dell’industria automobilistica e dell’internet delle cose.
I laureati in ingegneria elettronica sono molto ricercati sul mercato e le aziende interessate reclutano i profili migliori direttamente negli atenei prima ancora del conseguimento del titolo di laurea. I salari percepiti dagli ingegneri elettronici sono decisamente superiori rispetto alla media dei colleghi specializzati in altri rami per via della carenza di personale specializzato.
Il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri rivela un crescente interesse nei confronti del corso di studi in ingegneria elettronica (laurea specialistica); il numero dei laureati è quasi raddoppiato in pochi anni, nel 2023 se ne contano 1024. La percentuale sul totale dei laureti magistrale in ingegneria è aumentata ma si tratta ancora di numeri bassi rispetto alle aspettative e ai bisogni del mercato.
Anche per queste ragioni le aziende e le associazioni interessate intendono implementare i servizi di orientamento universitario e campagne di comunicazione rivolte ai giovani diplomati, aumentare la consapevolezza nei confronti di percorsi di laurea che abbracciano le STEM (discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche) e tamponare l’emorragia di talenti in fuga dall’Italia alla ricerca di condizioni contrattuali migliori, le stesse che adesso potrebbero assicurarsi in Italia presso importanti multinazionali sempre più attente al contesto geopolitico e agli incentivi fiscali.