Martedì 8 novembre, presso Palazzo Montecitorio, il presidente dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, Sebastiano Fadda, ha presentato il “Rapporto INAPP 2022. Lavoro e formazione: l’Italia di fronte alle sfide del futuro”. L’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) è un ente pubblico di ricerca che svolge analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro e dei servizi per il lavoro, delle politiche dell’istruzione e della formazione, delle politiche sociali e di tutte quelle politiche pubbliche che hanno effetti sul mercato del lavoro.
Produttività del lavoro ferma da vent’anni, salari più bassi di quelli dimolti paesi Ue, precarietà, crescita delle disuguaglianze e degli squilibri territoriali, difficoltà per donne e giovani: il Rapporto INAPP rappresenta in un quadro integrato questi fenomeni e individua alcuni percorsi virtuosi su cui il sistema paese dovrebbe incamminarsi prima che la situazione degeneri. Analizza luci e ombre nell’evoluzione del mercato del lavoro, delle politiche del lavoro e dei sistemi formativi nel contesto dei profondi cambiamenti strutturali in atto, offrendo un quadro conoscitivo di riferimento per operatori, studiosi e policymaker. Passata la tempesta pandemica, le criticità strutturali sono rimaste in larga misura immutate e su queste si è anche scaricato l’impatto dei processi di profonda trasformazione del mondo del lavoro e della produzione, stimolati dall’accelerazione delle nuove tecnologie e, in parte, dagli stessi cambiamenti comportamentali indotti dall’esperienza pandemica. La diffusione della digitalizzazione, lo sviluppo dell’economia verde e la crisi della sostenibilità sono gli esempi più evidenti di questo gap tra i correnti schemi operativi dell’organizzazione sociale ed economica e le dinamiche del cambiamento. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non è altro che il tentativo di colmare questo ritardo e di adeguare le strutture sociali ed economiche alle dinamiche del cambiamento.
Per quanto riguarda le politiche del lavoro, il presidente Sebastiano Fadda, sottolinea anzitutto il rischio di “una polarizzazione tra misure di carattere ‘passivo’ e misure di carattere ‘attivo’; l’elargizione di redditi in caso di disoccupazione deve sempre essere condizionata e accompagnata dal coinvolgimento in percorsi di attivazione e formazione, e tutti questi devono essere sostenuti sul piano del reddito fino al momento dello sbocco occupazionale”. Il programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL) e il Piano Nuove Competenze rispondono finalmente all’esigenza di integrare le politiche del lavoro con le politiche formative e a quella di riflettere le diverse particolarità del territorio nazionale, ma necessitano di alcuni miglioramenti per superare alcune lacune che stanno emergendo. L’aggiornamento delle competenze attraverso la formazione continua durante tutta la vita lavorativa e la formazione degli adulti, i quali ancora occupano nella media italiana posizioni arretrate sia in literacy che in numeracy, si rivela obiettivo fondamentale non solo per la crescita economica, ma anche per la qualità del tessuto sociale e della società civile. Un sistema di relazioni industriali che valorizzi maggiormente la centralità della formazione, anche in riferimento al capitolo dei fondi interprofessionali, può quindi rivelarsi fondamentale.