News

Apprendistato: la soluzione alla mancanza di manodopera

Diffuso il comunicato stampa INAPP sui dati del XX Rapporto, curato dall’Istituto per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con INPS.

Scarseggiano operai e artigiani, personale della ristorazione e addetti specializzati nell’edilizia. A fronte di oltre tre milioni di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), le aziende faticano a trovare manodopera. Eppure c’è una soluzione: il contratto d’apprendistato, che prevede esoneri contributivi e sgravi fiscali per chi assume, con la possibilità di formare il proprio lavoratore e quest’ultimo che viene assunto con un contratto a tempo indeterminato (tale è l’apprendistato), può aspirare a proseguire a tempo indeterminato a conclusione del percorso di formazione in alternanza, contribuendo così anche ad abbattere il fenomeno della precarizzazione.

In Italia nel 2020 risultano solo 531mila contratti da apprendisti, con un calo del 5,4% nell’anno della pandemia. La riduzione riguarda tutte le ripartizioni geografiche, ma risulta più consistente al Centro (-8,1%) e al Nord-Est (-6%). Allo stesso tempo, anche per effetto del blocco dei licenziamenti e del ricorso alla CIG Covid-19, si assiste ad una rilevante contrazione delle cessazioni dei rapporti di lavoro: 150.080, in diminuzione del 24,7% rispetto all’anno precedente che aveva fatto registrare un aumento del 10,5% rispetto al 2018. Ma si registrano criticità anche sul fronte degli adempimenti previsti dal contratto. In particolare, per quanto riguarda la formazione dell’apprendistato professionalizzante, la tipologia più diffusa delle tre forme di apprendistato (con un peso pari al 97,7% dei casi). Questi i risultati che emergono dal XX Rapporto sull’apprendistato, realizzato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp) in collaborazione con il Ministero del Lavoro e l’Inps.

“Abbiamo una carta importante da giocare per il mercato del lavoro, ma stentiamo a utilizzarla. L’apprendistato potrebbe essere uno strumento fondamentale per rispondere a quella domanda di figure professionali che ancora mancano sul mercato, eppure stenta a decollare”, ha spiegato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp-Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, presentando i risultati del XX Rapporto sull’apprendistato. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva riduzione della valenza formativa, che ha indotto molti esperti a considerare l’apprendistato più simile ad un contratto di inserimento al lavoro che a un contratto a causa mista.

“Tuttavia – ha sottolineato il presidente dell’Inapp - almeno sino a quando il professionalizzante rimarrà la tipologia prevalente di apprendistato, con un numero medio di rapporti di lavoro che anche nel 2020 era superiore a 500mila, sarebbe opportuno che la sua componente formativa, esterna e interna all’azienda, fosse in grado di promuovere lo sviluppo di competenze utili a facilitare l’inserimento e la permanenza al lavoro dei giovani e di rispondere alle esigenze del sistema produttivo”. Nel corso degli ultimi anni l’attenzione si è spostata sulle tipologie di apprendistato a maggiore valenza formativa che portano al conseguimento di un titolo di studio, con l’obiettivo di costruire una “via italiana al sistema duale” e avvicinare l’Italia alle migliori pratiche europee. L’analisi delle traiettorie di evoluzione dei sistemi duali europei suggerisce di puntare, anche in Italia, al miglioramento della qualità e della governance dell’apprendistato duale e alla promozione, in un’ottica di lifelong learning, dell’integrazione orizzontale e verticale delle filiere formative verso l’istruzione terziaria, accademica e professionalizzante.